Sentiero Bove

Sono trascorsi 13 anni dalla prima volta in Val Grande, l’area wilderness più grande delle Alpi, ad ovest del lago Maggiore in Val d'Ossola, da quella esperienza, leggendo, guardando su internet o ancor di più parlandone con escursionisti, più tempo passava e più cresceva la voglia di percorrere il "Sentiero Bove”.


sentieroboveCos’è il sentiero Bove e chi era Giacomo Bove ? :

Purtroppo in Italia Giacomo Bove non è molto conosciuto, magari conosciamo Livingstone o Cook, ma di lui non si sente parlare, eppure nella sua breve vita (nacque a Maranzana di Asti nel 1852 e morì a Verona nel 1887) fu uno dei più grandi esploratori del suo secolo.
Alcuni luoghi impervi del pianeta portano il suo nome: un ghiacciaio, un fiume ed una montagna in Patagonia, come pure la base scientifica italiana in Antartide.
Proprio per raccogliere i fondi necessari ad una sua futura spedizione in Antartide in occasione di una sua conferenza la sezione Intra (VB) del CAI aveva raccolto oltre 1.000 lire, purtroppo Giacomo Bove morì prima di attuare questo suo ennesimo progetto, fu quindi deciso di impiegare tale somma in suo ricordo: la realizzazione di un sentiero sulle creste delle montagne nei pressi del Lago Maggiore (VB), quello che più tardi farà da corona alla Val Grande.
Della realizzazione fu incaricato la Guida Alpina  Antonio Garoni che dopo aver stabilito il percorso ne attrezzò una parte che divenne la prima via ferrata delle Alpi Italiane.
Durante gli anni il sentiero Bove è stato abbandonato, deturpato e ripristinato più volte fino al 1997, nel centenario della creazione, quando è stato ampliato sino a completare un anello che sovrasta la Val Grande.

Vorrei suggerirvi una buona lettura su Giacomo Bove e l'omonimo sentiero : Marco Albino Ferrari - La Via Incantata.

L’ideale sarebbe suddividere il percorso in 4 tappe, partendo da Cicogna e dormendo al Rifugio Pian Cavallone, quindi Bivacco Lidesh e ultima notte al Bivacco Bocchetta di Campo per far rientro a Cicogna il giorno successivo, ma in tempo di Covid i bivacchi gestiti dall’ente parco sono chiusi per cui io e la Manu ci proviamo in 3 tappe saltando il 3° pernottamento, ci riusciremo ? questo il resoconto, intanto qua trovate la mappa topografica del nostro progetto, la traccia gps di quanto percorso, quindi prima di ogni singolo giorno i vari dettagli, buona lettura ...

18 Agosto 2020 – Martedì : mappa topografica - traccia gps

Arriviamo a Cicogna verso le 09,30, frazione del comune di Cossogno (VB) a quota 740 m., e dopo una non facile ricerca di un posto per l’auto ed una sosta al circolo locale per un caffè, alle 10,00 imbocchiamo il sentiero che, sulla destra dell’ultimo tornante prima del paese, conduce al Pian Cavallone, il tempo indicato è di 3,30 minuti.
La mulattiera lastricata scende a tornanti verso est sino al Rio Pogallo (quota 460 m.), che attraversiamo su un ponte in cemento, e da qui risale su sentiero verso nord-est, da questo punto in poi per oggi sarà quasi tutta salita e al momento anche molto dritta, per fortuna quasi tutta all’ombra del bosco di castagni, noccioli, faggi e larici. Val Grande
Alpe Varola
Giungiamo all’alpeggio di Varola a quota 916 m. alle 11,30, perfettamente nei tempi indicati dalle paline del CAI, molte delle baite sono ridotte male ma percepisco che ai suoi tempi doveva essere un luogo ben ordinato e accogliente, gli spazi tra le abitazioni sono ancora ben delimitati da pietre che quasi formano dei camminamenti.
Bello il panorama su Cicogna, ormai già in basso e su le prime vette che spuntano lontano.Alpe Varola

Adesso la direzione punta a sud-est e dopo aver incontrato ancora qualche baita e piccoli alpeggi, alle 12,45 siamo all’Alpe Curgei (quota 1.350 m.) che ospita l’omonimo bivacco ed una fonte d'acqua, dato che manca soltanto circa un’ora alla nostra meta odierna ci concediamo una pausa più prolungata per asciugarci, mangiare e goderci il luogo.
Poco dopo le 13,00 riprendiamo il cammino verso nord-est quasi in piano, fuori dal bosco e giungiamo al bivacco invernale del Rifugio Pian Cavallone (quota 1.550) alle 13,40.
Siamo nei pressi di quello che sino al 1944 era un vero e proprio albergo frequentato dai signori del luogo, distrutto dai bombardamenti dei tedeschi e mai più ricostruito, ancora qualche centinaio di metri e giungiamo ad una cappella e poco più sotto al Rifugio Pian Cavallone (quota 1525 m.)preceduto da un pannello esplicativo molto interessante.


Mentre facciamo un ottimo pranzo-merenda con pasta al gorgonzola spinaci e noci e a seguire il dolce, chiediamo un poco di informazioni al disponibile gestore il quale ci informa che, diversamente dal previsto, per la tappa di domani c’è la possibilità, a metà percorso, di fare rifornimento di acqua presso l’Alpe Fornà, il che ci fa molto piacere dato che gli zaini sono già pesanti per conto loro !
Più tardi ci racconta anche un poco la storia del rifugio, costruito la prima volta nel 1882 e quella dell’albergo, distrutti nel 1944 e  ricostruito (il rifugio) nel 1947 per il forte impegno della sezione CAI del Verbano-Intra, e con trasporto ci racconta la costruzione del sentiero Bove e così tra un racconto e l’altro facciamo l’ora di cena. Rifugio Pian Cavallone

19 Agosto 2020 – Mercoledì : mappa topografica - traccia gps

Monte Todano
Dopo una buona colazione ed aver salutato i gestori del rifugio, alle 07,40 ci mettiamo in cammino risalendo alla cappellina, tante le foto al panorama con la bella luce del mattino, poi saliamo alla croce sul poggio “I Balmit” (Monte Todano) e da qui con una dritta discesa arriviamo al Colle della Forcola in direzione nord, in salita, quindi giungiamo prima alla “Scala Santa” (un tratto ripido ma gradinato e protetto con catene) e poi al “Passo del Diavolo” (una foce esposta su ambo i lati anch’essa protetta).Scala Santa e Passo del Diavolo

La leggenda narra che un giorno il diavolo apparve ad un cacciatore che voleva raggiungere il Pizzo Marona ricco di selvaggina perché irraggiungibile e gli propose di costruire un passaggio dove attualmente c’è la foce in cambio voleva l’anima del primo essere vivente che lo avesse varcato.
Il cacciatore accettò ed il diavolo con grossi massi in pochi attimi costruì un ponte, il giorno dopo insieme ad altri cacciatori si recò al ponte per attraversarlo dove il diavolo reclamò l’anima, il cacciatore lanciò un sasso al di là ed il suo cane fu il primo essere vivente ad attraversare il ponte …!
Quando in paese si venne a sapere il fatto il parroco organizzò una processione e ancor prima del ponte, con meraviglia, trovarono una scalinata scolpita nella pietra che favorì la salita dei fedeli alla montagna, fu per questo che sulla vetta del Pizzo Marona (quota 2030) fu costruita una cappella.

Noi vi arriviamo poco dopo le 10,00 quasi contemporaneamente ad altri 2 escursionisti che provengono dal versante cannobino, scambiamo con loro quattro chiacchere, facciamo qualche foto e poco dopo ripartiamo.

Percorriamo la cresta con qualche saliscendi aiutati in brevi tratti da catene, intanto dal versante est salgono delle nubi ma che non sembra portino acqua (speriamo !), tutto sommato il sentiero è facile e mentre camminiamo possiamo ammirare vette innevate, si tratta di molti 4.000 dell’Oberland e del Gruppo del Rosa.
Alle 11,40 siamo in vetta al Monte Zeda (quota 2.156), solo una sosta veloce per bere e fare qualche foto perché tira vento e non vogliamo freddarci.Pizzo Marona e Monte ZedaTratto attrezzato del Sentiero Bove

 

Dallo Zeda il procedere diventa più complicato, scendiamo alcuni tratti verticali attrezzati con catene di cui uno di circa 20/30 metri ed alcuni traversi sul versante ovest, anche questi da non sottovalutare data l’esposizione, non bisogna assolutamente cadere !
Il peso e l’ingombro dello zaino non aiutano e per percorrere i circa 640 metri di sviluppo che separano lo Zeda dal bivio per l’Alpe Fornà impieghiamo un'ora e quaranta !
Mentre facciamo questo tratto e guardo l’alpe, laggiù in basso, non posso fare a meno di pensare che questi 200 metri in discesa (e poi in salita !) non ci volevano, ma d’altra parte o si scende o non abbiamo abbastanza acqua per stasera e domani, per cui giù verso il bivacco Fornà ! Tratto attrezzato

Ci arriviamo alle 14,00, le baite sono state ben ristrutturate ed anche il bivacco, almeno a giudicarlo dall’esterno, sembra ben tenuto.
Ci tratteniamo una buona mezz’ora per mangiare e fare scorta di acqua, poi facciamo marcia indietro e alle 15,10 siamo di nuovo sulla cresta che adesso si snoda verso La Piota.


Si sale, si scende, qualche tratto facile, altri (forse i più!) impegnativi. Le nuvole sono di nuovo sopra di noi, da una parte ci riparano dal sole, ma al tempo stesso mi incutono timore/preoccupazione perché se dovesse iniziare a piovere non so se fosse il caso di fermarsi, con il rischio di dover dormire qui, oppure continuare con il rischio di scivolare … adesso anche la stanchezza inizia a farsi sentire. Alpe Fornà

 

Sentiero Bove

Quando arriviamo a La Piota sono le 17,00, un sentiero sulla destra scende facilmente verso al Val Cannobina, ma il nostro, poco visibile almeno all’inizio è quello sulla sinistra ..., che nell'erba alta fiancheggia la cresta delle Crocette e che sembra piuttosto impegnativo anche per le nuvole basse.
Dieci minuti di pausa e ci rimettiamo di nuovo in marcia, in effetti dobbiamo porre ben attenzione all’erba alta che nasconde la traccia che si snoda in discesa, quasi sempre sul versante ovest della cresta.
Oltrepassata sulla sinistra Cima Crocette avvistiamo finalmente il Passo Crositt (quota 1.774 m.) dove arriviamo alle 19,00, lasciamo la cresta e ci dirigiamo, sempre in discesa, verso il bivacco Lidesc.
La palina segnaletica indica che occorrono ancora 45’ di cammino. In altri momenti questo ultimo tratto sarebbe facile, ma adesso, tra lo zaino e la stanchezza, dobbiamo percorrerlo con calma ed attenzione.

Giunti in prossimità del bivacco sappiamo già che non saremo soli, si sente odore di legna bruciata, il ché ci fa piacere dopo una giornata in solitaria … al Lidesh Bruno e Alessandro stanno cenando ! Bivacco Lidesc

Diversamente dal previsto, nei pressi del bivacco c’è una fonte con relativa acqua che ci permette una bella lavata rilassante, specialmente per i piedi ! è in questi momenti che apprezzi le cose che hai a disposizione tutti i giorni ...

Ci sistemiamo per la notte poi, mentre mangiamo, scambiamo con i ragazzi veneti le impressioni della giornata, i panorami, l’ambiente selvaggio e solitario e proprio per questo affascinante, i percorsi fatti e quelli che faremo domani, a loro attende un percorso di 6/7 ore muniti di tenda (e quindi un peso ancor maggiore del nostro) a noi presumo non saranno sufficienti 14 ! perché dovremmo raggiungere la Bocchetta di Campo, scendere a Pogallo e risalire a Cicogna … la notte porterà consiglio !

20 Agosto 2020 – Giovedì : mappa topografica - traccia gps

Bivacco Lidesc

 

La notte, anche se ho dormito ben poco pensando a cosa fare o cosa non fare, ha portato consiglio e credo proprio quello giusto: anziché proseguire sul Bove scenderemo sino a Provola e quindi Finero.
Salutiamo gli occasionali compagni e poco dopo le 07,00 su facile sentiero verso nord ci incamminiamo per arrivare in paese alle 10,10.
Una buona colazione in un piccolo ma accogliente bar mentre aspettiamo un autobus che ci porta a Malesco, in Val Vigezzo, e da qui in treno sino a Domodossola. Si scende a valle

 

Note : Sono già diversi anni che, la Manu ed io, facciamo escursionismo, e riteniamo che le esperienze più intense siano quelle di più giorni perchè ti lasciano un qualcosa di particolare.
Per percorrerre, anche solo qualche tappa del Sentiero Bove, devi documentarti bene, pianificare, perchè ti troverai in un mondo a parte, pochi gli escursionisti che incontrerai, i centri abitati sono lontani, non sempre hai modo di richiedere un aiuto esterno, un "cammino di esplorazione".

 

 

Istruzioni per l'uso: come detto all’inizio del racconto, l’ideale è di suddividere il percorso in 4 tappe dormendo nei rifugi/bivacchi del parco, questo, Covid permettendo … oppure affrontarlo utilizzando una tenda e quindi frazionandolo ancor di più, in entrambi i casi è riservato ad escursionisti esperti e ben allenati.
Anche se effettuato nel periodo estivo, nello zaino non dovrà mancare abbigliamento adatto a repentine escursioni termiche;  da evitare qualora le previsioni meteo non fossero più che buone, una mappa topografica affiancata alla traccia gps sono fondamentali, suggerisco infine di informarsi presso gli uffici del Parco della Val Grande circa i bivacchi e la possibilità di rifornirsi di acqua.

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