Nell'Agosto del 2021 trovai in rete la notizia della inaugurazione di un nuovo percorso in Val Formazza (Ossola) nato dalla collaborazione del CAI di Somma Lombardo con quello di Domodossola: il sentiero G37 adesso più conosciuto come "Guglie Bianche del Lebendun", che trovai subito interessante sia per la posizione geografica (di rimpetto ad alcuni ghiacciai !) sia per il fatto che già in occasione della salita dell'Arbola la Manu ed io ci eravamo informati sulla possibilità di qualche escursione proprio in questa zona.
Ufficialmente il G37 collegherebbe il Rifugio Somma Lombardo al Passo del Vannino, ma sempre in rete, si trovano informazioni per un giro ad anello che dalla diga di Morasco sale al Rifugio Somma, Guglie del Lebendun, scende al Rifugio Margaroli, sale al Passo del Nefelgiù e scende al punto di partenza, tempo stimato 10 ore, 22 km con 1.750 m di dislivello, da dividersi in due tappe di cui la prima sino al Rifugio Somma in 3 ore e la seconda di 7 ore (oppure per i più veloci in unica tappa), avendo escluso la seconda ipotesi ma volendo allungare la prima tappa noi abbiamo fatto una variante e qui di seguito il racconto muniti di mappa topografica, profilo altimetrico del 1° e del 2° giorno nonchè la traccia gps.
Domenica - 20 Agosto 2023 :
Parcheggiata l'auto c/o la di diga di Morasco (quota 1.750 m. - Riale), costo euro 5,00 al giorno, alle 07,30 ci incamminiamo verso nord-ovest sul sentiero CAI 00 per il Passo del Griess (tempo stimato 2h.25) mentre sulla nostra sinistra osserviamo la bella gola del Nefelgiù da cui scenderemo domani.
Costeggiamo il lago di Morasco e al termine iniziamo a salire zigzagando verso l'Alpe Bettelmatt tra cespugli di rododendri, mirtilli ed il rumore dei torrenti.
Arriviamo all'alpe (quota 2.098 m.) poco prima delle 09,00 dove le mucche pascolano per produrre l'ottimo latte da cui il famoso formaggio.
Il bel sentiero si inerpica e pian piano ci offre la visione dell'Arbola e poco prima delle 10,00, in perfetto tempismo con i cartelli del CAI, siamo al Passo del Griess (quota 2.479 m.) dove una targa metallica indica il ripristino della "Via Sbrinz" che dal 1.400 favoriva i traffici commerciali tra Milano e Berna.
Sostiamo all'esterno di un piccolo bivacco per uno spuntino mentre ammiriamo il panorama del ghiacciaio e la diga del Griess, intanto i nostri ricordi vanno indietro di circa 30 anni quando salimmo sin qui per una delle nostre prime escursioni, che fatica che facemmo !
Poco dopo riprendiamo il nostro percorso che, fatto un breve arco verso ovest, si dirige a sud salendo sulla morena del ghiacciaio, a questa quota la vegetazione è scomparsa a parte qualche lichene, fiorellini alpini e piccole piante di genepì.
Dopo un'oretta, a quota 2.670 m., troviamo il bivio che a destra sale in maniera decisa verso la Punta dei Camosci, il sentiero che a zig zag costeggia la cresta è abbastanza buono ma bisogna stare ben attenti, il passo è rallentato dalla quota che iniziamo a sentire.
Ancora una breve sosta, poi riprendiamo a salire e alle 12,20 siamo in vetta (quota 3.044 m.).
Anche se la cima è un poco affollata valeva la pena di fare questa variante, già un'altra volta eravamo saliti sin qui e proprio per questo abbiamo fatto il bis ! attorno a noi i ghiacciai dell'Arbola e dell'Hohsandorn, sotto di noi quello del Griess, in lontananza quello dell'Aletsch e la catena dell'Oberland.
Dopo uno spuntino e scambiato qualche idea con una coppia che da tanti anni frequenta queste montagne, alle 12,40 iniziamo la discesa che dopo il bivio continua in direzione sud, a parte qualche breve tratto attrezzato con catene, forse utili se il terreno è bagnato, il sentiero è abbastanza facile e scende sino a quota 2.460 m. nella Piana dei Camosci, la attraversa per giungere al Rifugio Città di Busto (quota 2.493 m.).
Sono le 14,10 quando mettiamo le gambe sotto al tavolo per polenta e formaggi (la Manu) e bresaola con ricotta (per me).
Dopo un mezz'oretta ci mettiamo nuovamente in moto direzione sud ovest verso la diga del Sabbione, la attraversiamo, poi sfiorando il Rifugio Mores (chiuso) e con qualche tornante alle 16,00 siamo alla nostra meta odierna : il Rifugio Somma Lombardo (quota 2.561 m.).
L'edificio, quasi a picco sul lago del Sabbione, venne acquistato dal CAI di Somma Lombardo nel 1955 e trasformato nel corso degli anni da struttura usata per la costruzione della diga a quella attuale, l'impegno economico non è stato poca cosa e non di meno quello dei tantissimi volontari che ci hanno lavorato e che ancora oggi lo gestiscono.
Un pannello che lo precede ne racconta la storia ed una foto della fine degli anni '50 mostra il ghiacciaio dell'Arbola ben diverso dall'attuale !
Il rifugio ha 19 posti letto, possibilità di doccia calda, non c'è copertura telefonica, come del resto in buona parte di questa zona.
I volontari che ci ospitano sono molto gentili, la cena è ottima in compagnia di altre due coppie che domani faranno più o meno il nostro percorso, durante la cena ci scambiamo un po' di esperienze fatte ma ben presto io e la Manu andiamo a letto, la giornata è stata intensa !
Lunedì - 21 Agosto 2023 :
La notte è trascorsa bene, alle 06,30 ci alziamo, prepariamo gli zaini, e, fatta colazione, salutiamo i gestori e gli altri escursionisti e ci mettiamo in cammino, direzione sud verso il lago Gemelli di Ban.
Il sentiero inizia proprio prima del pannello esplicativo del rifugio e sale subito dietro, ben segnato, per un breve tratto a strapiombo sul lago, intravediamo i resti delle gallerie usate per la costruzione della diga, con qualche saliscendi alle 08,45 siamo al lago Gemelli di Ban che aggiriamo sulla destra.
Adesso la salita si fa un poco più erta sino ad arrivare a quota 2.884 dove ci si apre un bello scenario in basso a destra: le Guglie del Lebendun e, come sempre... l'Arbola ed Hosandhorn !
Proseguiamo in salita verso nord est raggiungendo la vetta del Pizzo del Costone (ore 10,00 - quota 2.932 m.) dove facciamo uno spuntino e foto al panorama: dietro di noi, a est, la bella cresta che da sud a nord unisce la Punta del Ghiacciaio di Ban alla Punta della Sabbia, davanti a noi l'Arbola, a nord il Blinnenhorn, i rifugi Claudio e Bruno ed il 3A, un poco sulla destra la Punta dei Camosci, a sud i laghi Sruer e Vannino.
Intanto, in basso, scorgiamo sul nostro percorso un decina di stambecchi che sicuramente al nostro avvicinarsi si dilegueranno, così facendo il minimo rumore iniziamo a scendere (direzione ovest) verso il Lebendun, quando siamo ormai a 7/8 metri da loro e non siamo proprio silenziosi decidiamo di fare una piccola variante dal sentiero dato che non si sono mossi ma si sono limitati ad osservarci, non vorremmo fossero permalosi e ci dessero una cornata !
Il terreno adesso è di colore bianco e friabile, e sparsi qua e la grossi massi residuo dell'erosione dello stesso colore, siamo in una zona pianeggiante a quota 2.900 m. dove nei pressi di una palina c'è anche una cassetta con il registro del CAI di Domodossola e Somma Lombardo, un poco più avanti la Punta del Lebendun che aggiriamo facendo un arco sulla destra.
Adesso il percorso in discesa attraversa una morena con grossi massi dove gli ometti ed i segni sono per forza di cose meno visibili e non sempre si riesce ad intuire la direzione, qui la traccia gps risulta utile, altri stambecchi ci fanno compagnia.
Alle 12,00 lasciata la morena alle spalle facciamo pausa pranzo con gli ottimi panini che ci hanno fatto al rifugio, poi proseguiamo la discesa verso il lago Sruer (est) ed oltrepassatolo a quota 2.336 m. anziché scendere sino al lago del Vannino, seguiamo il consiglio dei due escursionisti che abbiamo incontrato ieri sulla Punta dei Camosci tagliando a mezza costa su una labile traccia di sentiero che si raccorda con quello che (provenendo dal lago del Vannino) sale al Passo del Nefelgiù risparmiando circa 180 m di dislivello in discesa/risalita.
Mi è sempre piaciuto questo sentiero che sale al passo, si tratta di un canale irto dove convogliano alcuni torrenti, ai lati alte torri di pietra ci sovrastano, quando alle 14,45 la salita finisce (quota 2.581 m.) facciamo una meritata sosta per bere ma soprattutto per ammirare il panorama, ora ci aspettano circa 6 km direzione nord est in discesa toccando prima l'alpe Nefelgiù e poi il lago di Morasco che precede il parcheggio dove arriviamo poco prima delle 16,30, tolti gli scarponi mettiamo i piedi nelle fredde acqua di un torrente, che gioia !
Note : Quello descritto è un percorso che, anche se suddiviso in due tappe, è impegnativo per il dislivello (2.300 m.), per la distanza (circa 30 km) e per la quota in cui si sviluppa, quindi da affrontarsi con buon allenamento e ottime previsioni meteo.
Il sentiero è tutto ben segnato tranne la zona della morena oltre la Punta del Lebendun, per cui la traccia gps può essere utile, anche in estate è bene avere nello zaino abbigliamento che permetta di affrontare variazioni meteo, buona Montagna !